Il ruolo del fotovoltaico nel panorama energetico Italiano

Il ruolo del fotovoltaico nel panorama energetico Italiano

Il ruolo del fotovoltaico nel panorama energetico Italiano

Impianti residenziali e industriali, comunità energetiche, sviluppo di impianti a terra, agro-fotovoltaico. Vediamo quale sarà il ruolo dell’energia pulita ricavata dal sole nel mix energetico Italiano. 


Il solare fotovoltaico fino ai giorni precedenti l’emergenza covid stava vivendo una nuova giovinezza. I 2 mesi di lockdown hanno portato ad un inevitabile blocco dell’attività, ma la ripartenza del mercato è un fenomeno inevitabile, intrinsecamente legato alla strategia energetica nazionale.

Il PNIEC (Piano Energetico Integrato per l’Energia e il Clima), il cui testo definitivo è stato pubblicato a fine gennaio, prevede la riduzione del 43% dei consumi di energia primaria al 2030 e del 39,7% dei consumi di energia finale, rispetto allo scenario di riferimento PRIMES 2007, e definisce obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 su riduzione CO2, energia da fonti rinnovabili ed efficienza energetica, con una diminuzione del 56% di emissioni nel settore della grande industria, e del 35% nel terziario e trasporti.


Obiettivi FER PNIEC [Fonte: GSE & RSE]

Il piano si svilupperà su 5 linee integrate tra di loro, con l’obiettivo finale di un’economia a zero emissioni nel 2050:

  • decarbonizzazione;
  • efficienza;
  • sicurezza energetica;
  • sviluppo del mercato interno dell’energia;
  • ricerca, innovazione e competitività.

La quota da FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) dovrà arrivare ad almeno il 32% dei consumi finali di energia, con una percentuale del 55,4% nel settore elettrico.


Traiettoria di crescita energia elettrica da FER 2030 [Fonte GSE e RSE]

È evidente anche dal grafico qui sopra il peso dell’energia solare fotovoltaica nel mix energetico da rinnovabili, ma per arrivare a questi valori bisognerà raggiungere un installato di oltre 32 GW.

Come mai questa focalizzazione sulla generazione elettrica da FER? Oltre agli obiettivi di decarbonizzazione e riduzione di CO2, è importante notare come i consumi nel prossimo periodo si sposteranno sempre di più sull’energia elettrica rispetto ai combustibili fossili tradizionali.

2 esempi su tutti, in tal senso:

  • in ambito riscaldamento, le caldaie tradizionali a gasolio o a metano stanno lasciando il posto a sistemi basati sull’energia elettrica, come le pompe di calore, sistemi con rendimenti molto più elevati (> 3), che possono lavorare con terminali a bassa temperatura, e spesso utilizzabili sia per il caldo che per il freddo;
  • la mobilità sostenibile sta portando alla sostituzione dei veicoli a benzina o diesel con modelli elettrificati, aspetto che anche nel PNIEC ricopre un ruolo fondamentale, con un incremento pianificato di veicoli elettrici e ibridi plug-in (6 milioni al 2030, di cui 4 di puri elettrici), inclusa una quota parte da dedicarsi al trasporto pubblico.

FIAT 500e [Fonte: FIAT]

Vediamo ora i diversi ambiti in cui è particolarmente attivo il fotovoltaico.

Impianti residenziali

Qui la casistica è molto semplice. Oggi un impianto domestico ha un costo per il cliente finale inferiore ai 2.000 €/kW, che salgono a 3.500 se si include un sistema di accumulo. Giusto per fare un confronto, nel 2010 lo stesso impianto sarebbe costato 7.000 €/kW (senza accumulo).

Se consideriamo un autoconsumo medio intorno al 60%, nel nord Italia l’impianto si ammortizza tra i 6 ed i 7 anni, a fronte di un ciclo di vita garantito di 25 anni.

Il fotovoltaico, insieme alle batterie di accumulo, beneficiano della detrazione del 50% e hanno un’ulteriore spinta incentivante anche nel Decreto Rilancio appena emanato: la loro installazione, infatti, se abbinata agli interventi principali che hanno diritto alla detrazione fiscale del 110%, ovvero l’isolamento termico, la sostituzione del sistema di climatizzazione o gli adeguamenti antisismici, ha diritto anch’essa allo stesso ecobonus. Altra novità è inoltre, nel caso di mancato abbinamento con interventi che godano del 110%, la riattivazione della cessione del credito per la componente di detrazione al 50%.

In questo ambito di particolare interesse la collaborazione instaurata da GBSOLS con Iberdrola per il progetto smart solar, di cui la nostra società è partner per la gestione di tutti gli aspetti tecnici e realizzativi.


Impianto solare fotovoltaico e cappotto termico

Impianti aziendali

Per un’azienda in cui i consumi elettrici sono elevati, la scelta di installare un impianto fotovoltaico dovrebbe essere quasi scontata.

I fattori determinanti qui sono 2:

  1. la contemporaneità tra produzione e consumo – più è elevata, maggiori sono i risparmi ottenibili
  2. in alternativa, la possibilità e la disponibilità da parte dell’azienda cliente di adattare i propri cicli produttivi per garantire la contemporaneità di cui al punto 1

Di questo parleremo a breve in un articolo dedicato, avendo avuto un’ottima esperienza in tal senso con un nostro cliente, al quale abbiamo installato sia un impianto fotovoltaico che un sistema di monitoraggio dei consumi, e grazie alla sua volontà di massimizzare la resa dell’impianto è riuscito ad adattare il funzionamento dei suoi carichi principali nelle ore di maggior produzione del fotovoltaico, raggiungendo risultati eccezionali.


Impianto FV su tetto industriale

Il Decreto FER1

È un meccanismo incentivante per l’installazione di impianti che generano energia da fonte rinnovabile. In particolare sono previsti incentivi per 4 diverse tipologie di impianti:

  • eolici on-shore e fotovoltaici (Gruppo A);
  • con moduli fotovoltaici su coperture di edifici da cui è rimosso l’amianto (Gruppo A2);
  • idroelettrici e a gas residuati da processi di depurazione di nuova costruzione (Gruppo B);
  • revamping di impianti eolici on-shore, idroelettrici o a gas (Gruppo C).

Per il fotovoltaico il decreto incentiva l’installazione di impianti su edifici o a terra, con priorità agli impianti realizzati su discariche chiuse o aree che abbiano ottenuto la certificazione di avvenuta bonifica, incluse quelle comprese nei “Siti di Interesse Nazionale” (SIN, aree classificate dallo Stato italiano come da bonificare in base alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti).

Allo stesso modo si incentivano impianti che sostituiscano le coperture in amianto di scuole, ospedali, edifici pubblici, ed impianti connessi in “parallelo” alla rete elettrica o con colonnine di ricarica delle auto elettriche di potenza non inferiore a 15 kW e con potenza totale uguale o maggiore al 15% di quella dell’impianto.

Le tariffe incentivanti sono legate al ciclo di vita dell’impianto e alla sua potenza: per il fotovoltaico, fino a 105 euro a MWh per 20 anni.

Per accedere agli incentivi sono previste 2 modalità:

  • per potenze comprese tra 20 kW e 1 MW è necessaria l’iscrizione ad appositi registri;
  • per potenze superiori o uguali a 1 MW è necessario partecipare ad aste al ribasso.

Nel Decreto FER 1 sono previsti 7 bandi, il primo partito a settembre 2019, l’ultimo previsto a settembre 2021, che dovrebbero portare ad una potenza complessiva di impianti di circa 8 GW, per 12.000 GWh stimati di produzione di energia elettrica.

Importante per garantire l’accettazione della domanda è il rispetto di tutti gli adempimenti previsti dal GSE, pena la mancata accettazione delle richieste. Le prime esperienze in tal senso non sono state molto positive, con un numero elevato di domande rigettate nei primi bandi ed un numero ridotto di incentivi assegnati rispetto al totale possibile.


Impianto solare fotovoltaico
Impianto solare fotovoltaico

Le Comunità Energetiche

Nel Decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine febbraio è stato introdotto anche in Italia il meccanismo delle Comunità Energetiche. In modalità pilota, in attesa del recepimento della direttiva europea RED II (Renewable Energy Directive II, 2018/2001/UE) previsto per giugno 2021, permetterà di testare la possibilità di condividere impianti fotovoltaici tra diversi soggetti associati in forma di comunità, utilizzando la rete di distribuzione esistente.

Quali sono i principi cardine di questa nuova formula?

  • L’associazione non può avere l’obbiettivo di dare profitti, ma benefici a livello ambientale (meno inquinamento), sociale (più lavoro), economico (bollette più basse) a livello locale e dei membri partecipanti;
  • La comunità avrà vantaggi in termini di riconoscimento di una tariffa che tiene conto dei risparmi generati, del valore dell’energia immessa in rete e degli incentivi previsti dal meccanismo;
  • L’associazione dovrà essere basata su criteri oggettivi trasparenti e non discriminatori;
  • Si deve consentire il coinvolgimento di consumatori vulnerabili e locatari;
  • Per l’iscrizione si possono prevedere costi, ma dovranno essere ragionevoli ed eventualmente differenziati sulla base dei benefici ottenuti;
  • Non saranno possibili comunità riservate a specifiche categorie di soggetti;
  • Se vi sono investitori non soci che sostengono i costi di investimento, i benefici per i partecipanti saranno minori.

A inizio aprile l’Arera ha poi pubblicato un documento di consultazione in cui inizia a definire le linee guida per l’implementazione del meccanismo delle Comunità Energetiche.

In tale documento, si inizia ad avere più chiarezza su alcuni aspetti:

  • L’energia condivisa nelle comunità energetiche non può essere considerata come autoconsumata, anche se lascia spazio per poter tecnicamente considerare autoconsumo anche l’energia condivisa in questa nuova forma aggregativa;
  • I soggetti produttori possono essere anche diversi rispetto ai partecipanti alle comunità;
  • Le reti elettriche da utilizzare sono quelle esistenti, non essendo prevista ad oggi la possibilità di realizzare reti diverse da quelle già realizzate;
  • Come modello regolatorio si prevede che sarà il GSE a gestire gli importi delle diverse componenti tariffarie legate all’energia autoconsumata o oggetto di consumo collettivo.

I benefici riconosciuti sono differenziati per autoconsumo collettivo e per comunità dell’energia. Senza entrare nei dettagli tecnici di come vengono calcolati questi incentivi, si può considerare un importo di 0,822 c€/kWh per il minimo tra l’energia elettrica immessa dagli impianti di produzione e l’energia elettrica complessivamente prelevata dai punti di connessione appartenenti al gruppo di auto-consumatori su base oraria, oltre ad una componente legata al prodotto tra il coefficiente delle perdite evitate (1,2% o 2,6%) ed il prezzo zonale orario

A questo andrà poi aggiunto un incentivo specifico per la componente di produzione che sarà definito con un apposito decreto, previsto entro fine maggio.

Da notare che, per chi ne abbia diritto, è prevista la cumulabilità con le detrazioni fiscali, mentre non si può beneficiare dello scambio sul posto.


Photo by Macau Photo Agency on Unsplash

Impianti fotovoltaici a terra

Questo è uno dei temi più controversi.

Lo sviluppo di impianti a terra su terreno agricolo ha avuto il suo boom con il conto energia, che a cavallo tra il 2009 ed il 2012 ha portato alla realizzazione di parecchi GW di impianti. Da quel momento la normativa ha vietato lo sviluppo di impianti a terra oggetto di incentivo, e visto che i costi erano ancora troppo alti per rendere interessante l’investimento in grid parity (ovvero semplicemente vendendo l’energia elettrica prodotta a prezzi di mercato), di questa categoria di impianti non si è più parlato.

A partire dallo scorso anno, però, si è avuta un’inversione di tendenza ed è nuovamente aumentato l’interesse da parte di investitori Italiani ed internazionali per la produzione da fotovoltaico in modalità di pura vendita, considerando anche l’elevato irraggiamento di cui gode la nostra nazione.

Confermata la convenienza economica, è davvero poco etico realizzare impianti su terreni agricoli?

Noi stessi ci siamo posti la domanda, prima di ripartire con questa attività che ci vede ora direttamente coinvolti.

É importante approfondire l’argomento partendo ancora una volta dal PNIEC.

Come dicevamo all’inizio, l’obiettivo nazionale è la produzione del 32% di energia proveniente da rinnovabili entro il 2030, di cui 32 GW dal solare. È ovvio che la priorità rimane la realizzazione di impianti fotovoltaici su tetto, in zona industriale, su discariche bonificate o aree dismesse, ma la realtà è che questi siti non sono sicuramente sufficienti per raggiungere gli obiettivi che dovremo raggiungere entro il 2030.

Riprendendo alcuni dati di un articolo pubblicato su QualEnergia che riporta i dati del Renewable Energy Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, in base all’ultimo censimento ISTAT del 2010, basterebbe il 10% della sola superficie agricola non utilizzata in Italia per installare oltre 61 GW di FV, ovvero un quantitativo quasi doppio rispetto a quanto previsto dagli obiettivi del PNIEC.

Dovessimo installare tutto il fotovoltaico previsto per il 2030 su terreni agricoli, la loro occupazione teorica sarebbe in ogni caso inferiore a circa 50mila ha,ovvero meno dello 0,4% del totale della superficie agricola utile (SAU) del nostro paese e meno della metà dell’abbandono annuale dall’agricoltura.


https://cdn.qualenergia.it/wp-content/uploads/2019/09/potenziale_FV-terra_0.jpg
Superficie Agricola Utile [Fonte: QualEnergia]

Occorre inoltre ricordare che questi impianti non possono essere installati in zone adibite a parco o soggette a vincoli ambientali, e che la loro realizzazione deve essere temporanea, con palificazioni a terra senza uso di materiali cementizi, per cui alla fine del loro ciclo di vita (30 anni) il terreno verrà restituito alla sua funzione originaria. Nel frattempo sono garantiti il mantenimento delle funzioni necessarie al terreno, come l’infiltrazione dell’acqua, l’areazione e l’umidità del suolo.

Se aggiungiamo che, per una ragione anche economica, conviene realizzare questi impianti in prossimità di linee esistenti e cabine primarie, è evidente che è necessario progettare e realizzare parchi solari fotovoltaici cercando di diminuire l’impatto sull’ambiente e sul suolo, ma questa soluzione rimane comunque imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi energetici che l’Italia si è posta.


Photo by Andreas Gücklhorn on Unsplash

L’agro-fotovoltaico

Un buon compromesso da questo punto di vista può essere l’agro-fotovoltaico, termine che indica impianti fotovoltaici realizzati su terreni agricoli, ma che permettano la coesistenza con le coltivazioni.

Alcuni tentativi sono stati fatti già in passato, con il Conto Energia che nel 2010 prevedeva incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici realizzati su serre agricole, per le quali doveva però essere garantita la coltivazione per i 25 anni di incentivo.

Si sono anche realizzati impianti sovrastanti vigneti (in particolar modo in Puglia) ma tutti questi tentativi erano di fatto guidati dalla spinta degli investitori del fotovoltaico per beneficiare di incentivi maggiori rispetto agli impianti a terra.

Per ipotizzare un nuovo sviluppo dell’agro-fotovoltaico, è necessario invece ripensare da zero la collaborazione tra agricoltori e produttori di energia solare, che devono essere accomunati dallo stesso obiettivo: realizzare l’impianto sul terreno agricolo facendo coesistere le 2 attività per tutto il periodo di vita dell’impianto.

Questo si concretizza con l’identificazione delle colture che possono non solo sopravvivere sotto ai pannelli ma addirittura beneficiare dalla loro presenza, visto che tale terreno sarà più caldo d’inverno e più fresco d’estate, godendo di un positivo ombreggiamento durante le ore più calde della giornata.

Il fotovoltaico, a sua volta, beneficerà da una maggior umidità del suolo, che nel periodo estivo potrebbe far aumentare il rendimento dei pannelli, oltre a ridurre i costi di manutenzione (sfalcio dell’erba, pulizia dei pannelli).

Sempre l’ottica di cooperazione tra coltivatore e investitore potrebbe portare ad una convergenza anche nell’attività di manutenzione che, esclusa la parte puramente elettrica, potrebbe essere eseguita di chi coltiva il terreno.



Un’altra prospettiva  

Chiudiamo poi questa panoramica con un’interessante analisi eseguita dalla Wartsila, società leader mondiale nel settore energetico, che ha analizzato cosa servirebbe alle varie nazioni per arrivare ad un mix energetico basato su sole fonti rinnovabili.

Italia 100% rinnovabile [Fonte: Wartsila]

Per l’Italia il solare è in assoluto al primo posto, con una percentuale del 66% se si volesse arrivare ad una nazione 100% basata su energie rinnovabili.


Il ruolo di GBSOLS

Per quel che riguarda noi, il fotovoltaico fa parte del DNA sin dall’inizio della nostra avventura.

Per noi il principio è chiaro: si parte dall’efficienza energetica, vera e propria fonte primaria di energia, visto che ogni kWh risparmiato è un kWh che non deve essere prodotto.

Ma tutta l’energia necessaria per il sostentamento di una nazione, deve provenire da fonti rinnovabili, il solare fotovoltaico in primis.

Tutte le casistiche analizzate sopra, dagli impianti residenziali a quelli industriali, passando per le comunità energetiche per arrivare agli impianti a terra, hanno esigenze comuni:

  1. Il corretto dimensionamento
  2. La corretta progettazione
  3. La scelta delle migliori soluzioni tecnologiche
  4. Un’esecuzione impeccabile
  5. Un servizio di manutenzione d’eccellenza

I nostri tecnici hanno oltre 15 anni di esperienza nel settore, e hanno progettato, realizzato e manutenuto decine di MW di impianti su tutto il territorio Italiano, oltre ad aver seguito investitori su progetti internazionali.

In ambito industriale poniamo inoltre particolare attenzione alle esigenze del cliente, in modo da integrare l’impianto con il core-business dell’azienda per massimizzarne il rendimento.

Tutto questo per supportare i nostri clienti e contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali per il 2030.


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rcanu
rcanu
Laureato in Ingegneria Elettronica, Roberto è il co-fondatore di GBSOLS S.r.l., società dedicata allo sviluppo del mercato dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Dal 2019 è parte dello staff manageriale di e-zoomed, portale dedicato alla mobilità elettrica, con il ruolo di responsabile dello sviluppo in Italia e COO del gruppo. In precedenza è stato co-fondatore di Myenergy S.r.l., che dal 2006 è cresciuta nel mercato del fotovoltaico in Italia, e ancora prima ha rivestito diversi ruoli manageriali in Hewlett Packard come responsabile di team internazionali e di progetti multi-organizzazione.

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